Patronato Acli e il Consiglio della Comunità Marocchina all’Estero (CCME): nuove modalità di tutela dei diritti e percorsi di integrazione.

“La gestione delle migrazioni ci restituisce il livello di civiltà e di umanità di un Paese”. Con queste parole di Mustapha El Murabit del CCME (Consiglio Generale dei Marocchini Residenti all’Estero) si può riassumere il significato dell’incontro tra il Patronato Acli e l’Istituzione marocchina svoltosi fra il 29 gennaio e il 1 febbraio 24.

La visita s’inserisce nel quadro della convenzione stipulata nel luglio scorso fra le due organizzazioni per promuovere le migrazioni regolari e l’integrazione dei marocchini in Italia, partendo dalla produzione di strumenti che trasmettano corrette informazioni e la conoscenza delle reciproche culture.

Il viaggio della delegazione del CCME si è articolato in una serie di incontri nazionali che hanno coinvolto le sedi provinciali del Patronato di Torino, Milano, Varese, Salerno, associazioni di marocchini, istituzioni locali, provinciali e regionali per concludersi a Roma con una tavola rotonda cui hanno partecipato anche la dott.ssa Congia, Direzione Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Prefetto Forte, Direzione Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, e l’ambasciata del Marocco in Italia. La comunità marocchina, composta da circa 400.000 persone, vanta ormai ottimi livelli di integrazione, come testimoniano le circa 200.000 persone che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, ma resta caratterizzata da alcune fragilità, come i bassi tassi di occupazione femminile e l’alta dispersione scolastica fra i minori. Investire in canali di ingresso regolari extra-flussi, utilizzare le risorse messe a disposizione dai fondi Fami e perseverare negli incontri di conoscenza e scambio fra le comunità sono le prospettive condivise da tutti i soggetti che hanno incontrato il CCME nel corso dei suoi spostamenti nella Penisola.

Al termine della tavola rotonda il Presidente nazionale, Paolo Ricotti, ha ricordato che il Patronato Acli intercetta già annualmente, grazie alle proprie competenze, circa 20.000 marocchini e che, ormai, i due terzi dei servizi offerti riguardano prestazioni previdenziali e attività in materia di tutela del lavoro, non più solo consulenza in materia di titoli di soggiorno.

“Il nostro compito – ha concluso – è però anche quello di stimolare la collaborazione fra associazioni e istituzioni che mettono al centro la dignità umana per individuare nuove modalità di tutela dei diritti e percorsi di integrazione della comunità marocchina nelle nostre culture. Le migrazioni non possono essere ridotte a mera questione economica o securitaria, le diaspore sono il nucleo primigenio della futura convivenza fra popoli. Patronato ACLI e CCME hanno condiviso l’importanza di offrire ai cittadini di origine marocchina presenti in Italia, la migliore assistenza in termini di esigibilità dei diritti: purtroppo spesso accade, nel nostro Paese, che le persone con meno contatti e conoscenza dei diritti, finiscano nelle mani di soggetti non autorizzati o non professionali che asseriscono di garantire lori i diritti stessi. Si innesca così quello che potremmo definire un “caporalato dei diritti” dove le persone si percepiscono non come portatori di diritti ma come beneficiari di un’elargizione per cui essere grati. Il Patronato ACLI intende invece offrire il massimo della tutela nel pieno rispetto della libertà e dei diritti di ognuno.”

 

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